domenica 29 maggio 2011

Anvil - "Juggernaut Of Justice"

Titolo: Juggernaut Of Justice
Autore: Anvil
Genere: Heavy Metal
Anno: 2011
Etichetta: The End
Voto: 6,5
Sito internet: www.anvilmetal.com




Juggernaut = unstoppable force.
Questa è la definizione del termine Juggernaut che ho trovato sul mio dizionario di inglese monolingue. E in fondo questo aggettivo ben si addice agli Anvil, band dal passato glorioso che negli anni 2000 ha cercato di fare del proprio meglio per riemergere dal dimenticatoio in cui si era inabissata.
E questa volta direi che ci siamo.
Dopo gli ultimi deludenti album in studio i tre canadesi scrivono con “Juggernaut Of Justice”  un disco di puro heavy metal di stampo americano, massiccio e potente, proprio come ci avevano deliziato agli inizi della loro carriera.
Gli anni passano, l’età dell’oro di "Hard’n’Heavy" e "Metal On Metal" è ormai dissolta (i capelli di Lips si sono afflosciati...) ma la passione e la grinta sono sempre le stesse di allora, ingredienti fondamentali per la riuscita di un album destinato a diventare un classico della band.
Si parte subito in pompa magna con la title track, un mid tempo da headbanging che nella sua semplicità risulta di impatto forte e convincente. Il songwriting generale è ispirato, e ogni brano è appetibile. Con “When Hell Breaks Loose” si comincia a fare sul serio; ci si ferma un attimo con la pesante "New Orleans Voo Doo" per poi ripartire in quarta con il rock-metal di "On Fire", "Fuken Eh!" e "Turn It Up".
I brani sono brevi e relativamente semplici, costruiti sulla classica struttura riff-bridge-refrain-assolo, tuttavia denotano una freschezza e una forza molto coinvolgenti che invogliano al riascolto al massimo del volume. Certo qualche brano non è proprio all’altezza della situazione ("Not Afraid", "Running" e la sabbathiana "Paranormal" ad esempio) e la parte solistica lascia un po’ a desiderare, ma l’impatto nel complesso è di quelli che spaccano, pertanto per chi cerca un buon disco di sano heavy metal, "Juggernaut Of Justice" è più che consigliato.
Da segnalare che anche l’artwork è in piena tradizione anvil: pacchiano e raffigurante l’incudine, trademark della band.

Tracklist:

01. Juggernaut Of Justice
02. When Hell Breaks Loose
03. New Orleans Voodoo
04. On Fire
05. Fuckin' Eh
06. Turn It Up
07. The Ride
08. Not Afraid
09. Conspiracy
10. Running
11. Paranormal
12. Swing Thing

Lineup

Lips - Voce, Chitarra
Robb Reiner - Batteria
Glenn Five - Basso

lunedì 23 maggio 2011

Michael Monroe - "Sensory Overdrive"

Titolo: Sensory Overdrive
Autore: Michael
Genere: Hard Rock/Sleazy Rock
Anno: 2011
Etichetta: Spinefarm Records
Voto: 7
Sito internet: www.michaelmonroe.com


Costanza è passione. Questi sono gli ingredienti fondamentali che portano alla riuscita di un ottimo disco come “Sensory Overdrive” del biondo Michael Monroe.
Nonostante la sua carriera solista non abbia mai commercialmente decollato, Michael non si è mai arreso, battendosi sempre per la causa del rock collaborando con tanti colleghi del settore e sfornando ottimi album. E l'impegno paga sempre, soprattutto dal punto di vista della qualità. Anche quest'ultimo capitolo infatti è un gran disco di puro e sano rock “stradaiolo”.
Alla soglia dei 50 anni la grinta di Michael è sempre la stessa e le intenzioni sono subito chiare fin dall’opener "Trick Of The Wrist:" rock’n’roll allo stato puro senza tanti fronzoli. Il tutto gronda sudore e passione creando un atmosfera da club newyorkese pieno di fumo e maleodorante, e traccia dopo traccia non si può fare a meno di immedesimarsi in una tipica serata rock.
Le canzoni sono brevi e musicalmente semplici, ma ruvide e cariche quanto basta per graffiare già dopo il primo ascolto. E allora via con "’78", la cadenzata e tirata "Modern Day Miracle" (il classsico hit che dal vivo farà strage), "Later Won’t Wait", e "Center Of Your Heart" (dal break centrale più “riflessivo” in cui Michael sfoggia il suo talento con il sax); questi i brani migliori, se proprio si vuole fare una classifica, ma in fondo…chi se ne frega! Ogni brano ha il suo fascino.
“Sensory Overdrive” è il classico disco che ti rende felice, per l’energia che trasmette ma soprattutto perché testimonia che il rock’n’roll è vivo e vegeto e che in giro c’è ancora gente capace di suonarlo, senza compromessi.

Tracklist:

01. Trick Of The Wrist
02. '78
03. Got Blood?
04. Superpowered Superfly
05. Modern Day Miracle
06. Bombs Away
07. All You Need
08. Later Won't Wait
09. Gone, Baby Gone
10. Center Of Your Heart
11. Debauchery As A Fine Art

Lineup

Michael Monroe - Voce, sax e armonica
Ginger - Chitarra
Steve Conte - Chitarra
Sami Yaffa - Basso
Kalle Rosqvist - Batteria

giovedì 19 maggio 2011

Leaves' Eyes - "Meredead"

Titolo: Meredead
Autore: Leaves' Eyes
Genere: Symphonic Metal
Anno: 2011
Etichetta: Napalm Records
Voto: 6
Sito internet: www.leaveseyes.de
Myspace: www.myspace.com/leaveseyespage



I Leave’s Eye sono il risultato della fusione di alcuni membri degli Atrocity e di Liv Kristine, ex cantante dei Theatre Of Tragedy.
La band propone un symphonic metal con elementi gotici e inserti folk, inserendosi in quel filone musicale abbastanza in voga di questi tempi capitanato da Nightwish e Within Temptation.
Quest’ultimo “Meredead” è un concept album sulla figura mitologica delle sirene, e nonostante la struttura apparentemente complessa del disco l’approccio musicale è piuttosto commerciale, a partire dai suoni di chitarra molto morbidi, tant’è che in alcuni frangenti si può parlare di un gothic rock orecchiabile tipo quello degli Him o degli Evanescense.
L’album nel complesso non è male, manca però di mordente e personalità. Nonostante la produzione perfetta e cristallina i brani sono fiacchi, sia dal punto di vista del songwriting che da quello dei suoni, specialmente quelli delle chitarre che in certi punti si riducono al classico suono di “zanzara” che serve più da sottofondo che da struttura portante dei brani. E non bastano la bella voce di Liv Kristine (che nei punti più lirici è pressoché uguale a Tarja Turunen) e le atmosfere sognanti creati dalle tastiere per fare decollare il tutto.
Mancanza di personalità dicevo, perché la musica dei Leave’s Eye si avvicina troppo alle ultime produzioni dei loro colleghi più blasonati, tant’è che in più punti alcuni brani sono simili ad altri  (il ritornello di Mine Taror Er Ei Grimme ad esempio si avvicina molto a quello di Kuolema Tekee Taiteilijan dei Nightwish), inoltre gli intermezzi celtici messi a contorno dei brani ricordano inevitabilmente le atmosfere eteree di "Mother Earth" dei Within Temptation.
In definitiva in un album discreto (perché comunque si lascia ascoltare piacevolmente) con delle buone idee, penalizzato per l’eccessiva fruibilità.

Tracklist:

01. Spirits’ Masquerade
02. Étaín
03. Velvet Heart
04. Kråkevisa
05. To France (MIKE OLDFIELD cover)
06. Meredead
07. Sigrlinn
08. Mine Tåror er ei Grimme
09. Empty Horizon
10. Veritas
11. Nystev
12. Tell-Tale Eyes
13. Sorhleod (bonus track)

Lineup

Liv Kristine Espenæs Krull - Vocals
Alexander Krull - Vocals, programming
Torsten Bauer - Guitar, Bass
Sander Van Der Meer - Guitar
Roland Navratil - Drums

martedì 10 maggio 2011

Within Temptation - "The Unforgiving"

Titolo: The Unforgiving
Autore: Within Temptation
Genere: Symphonic/Gothic Metal
Anno: 2011
Etichetta: Roadrunner Records
Voto: 7
Sito internet: www.within-temptation.com



Era inevitabile.
Dopo il successone (tutto meritato) di bellissimi album in studio ("Mother Earth in primis") e due album dal vivo (uno acustico e uno con orchestra, da brivido!), era inevitabile che anche i Within Tempation rimanessero intrappolati nel malefico meccanismo del music businnes che già li aveva “tentati” in "The Heart Of Everything", le cui sonorità strizzavano l’occhio al gothic rock più easy listening di Him o Evanescense.
Con il nuovo "The Unforgiving" i Within Temptation imboccano la strada del concept album, realizzando un prodotto concettualmente lodevole, un po’ più scarso però dal punto di vista prettamente musicale.
Tutto il disco infatti si muove in territori molto commerciali, con una manciata di brani orecchiabili da canticchiare in macchina (magari mentre ci si apparta…) e in certi casi anche da ballare, come ad esempio "Sinead", il brano più “dance” del lotto, per il quale è stato realizzato un video, girato, neanche farlo apposta, in una discoteca.
Il disco nel complesso è carino, perché nonostante la semplicità dei brani non si può non apprezzare canzoni come "Faster", "Shot In The Dark" o la già citata "Sinead". Se però si pensa alle prime produzioni della band, dispiace non avvertire più quell’originalità che certe atmosfere folk/celtiche riuscivano a creare.
E’ ormai chiaro che album come "Mother Earth" o "The Silent Force" sono irripetibili, però la sterzata soft/rock di "The Unforgiving" lascia un po’ d’amaro in bocca. I Within Temptation sono diventati, tanto per essere schietti, una band commerciale come tante, di enorme popolarità certo, ma qualitativamente sotto la media.
Anche la voce di Sharon ha perso in originalità. Non tanto per la qualità della voce, (sempre limpida e bellissima), ma per la tecnica esecutiva. Troviamo infatti meno aperture liriche ed è praticamente scomparsa la voce “bambina” alla Kate Bush che impreziosiva i primi lavori.
Speriamo che dopo il fragore di questo album i Within Temptation decidano di puntare nuovamente sulla qualità per tornare a fare davvero la differenza.

Tracklist:

1.Why Not Me
2.Shot in the Dark
3.In the Middle of the Night
4.Faster
5.Fire and Ice
6.Iron
7.Where Is the Edge
8.Sinéad
9.Lost
10.Murder
11.A Demon's Fate
12.Stairway to the Skies

Lineup

Sharon Den Adel - vocals
Robert Westerholt - guitars
Ruud Jolie - guitars
Martijn Spierenburg - keyboards
Jeroen van Veen - bass guitar


sabato 7 maggio 2011

Everon

Titolo:  North (2008) - Flesh (2002)
Autore: Everon
Genere: Progressive Rock
Voto: 7
Sito Internet: www.everon.de

Everon è il nome di una band tedesca capitanata dal polistrumentista Oliver Philipps, scoperta leggendo per puro caso la recensione del loro ultimo lavoro intitolato "North".
Attratto dalla proposta musicale descritta nella recensione (un genere non ben definito, un mix di musica strumentale con partiture tipicamente classiche e musica rock ed elettronica), ho acquistato il cd ad occhi chiusi. Ed il risultato è stato davvero esaltante.
La figura del leader Oliver Philips (musicista poliedrico e principale compositore) mi ha ricordato molto quella di Arjen Anthony Lucassen, specialmente per l’apertura a tutte le influenze e a diversi stili di musica senza pregiudizi.
Anche il muoversi indipendentemente al di fuori delle mode e del music business accomuna Everon agli Ayreon (non a caso sul sito ufficiale, nella pagina dei siti amici, compare anche il sito di Ayreon).
Dal punto di vista musicale però le differenze sono notevoli: Ayreon si muove su un terreno tipicamente progressive metal, con incursioni nell’ambient ed inserti medievaleggianti, mentre gli Everon prediligono architetture più classiche e tradizionali che toccano anche lidi hard rock quando decidono di tirare fuori le unghie, senza però mai eccedere in velocità o aggressività.
Questo approccio caratterizza tutto "North", ricco di melodie intense e raffinate che riescono a trasportare l’ascoltare davvero verso…nord. E’ il caso della dolce e malinconica “Islanders” o di "Woodworks", che riportano alla mente paesaggi autunnali e lande desolate.
Molto belle anche "Hands" e "South of London", dove la chitarre elettrica graffia quanto basta, senza invadere la delicata struttura sottostante. Ma in generale tutti i brani sono di alto livello e durante l’ascolto si percepisce una piacevole sensazione di pace e benessere.
Tecnica, eleganza e melodia si fondono insieme creando il vero punto di forza del gruppo.
Grande lavoro anche il precedente "Flesh", 2002, dall’impronta però più elettronica. Su questo album infatti prevale l’uso di sintetizzatori e tastiere che, insieme alle chitarre, riescono a creare brani suadenti e pieni di atmosfera come "Missing From The Chain", "Half As Bad" e "Back Insight" (quest’ultima stupenda), per un trittico davvero da brivido.
Atmosfere oniriche, intense, calde e calme, a dispetto della copertina fredda e "mostruosa".
La sezione ritmica è ottima, ogni membro del gruppo si lancia in esecuzioni al limite della perfezione. Unica pecca forse la voce di Oliver, non brutta, ma a mio avviso poco adatta al genere proposto (e in effetti in molti brani fa capolino la delicata voce di Judith Stüber, ospite sui due album)
In definitiva due gran bei dischi, due piacevoli sorprese. Un’altra grande band fuori dal coro.
North (2008)


Tracklist:

[01] Hands
[02] Brief Encounter
[03] From Where I Stand
[04] Test Of Time
[05] North
[06] South Of London
[07] Wasn't It Good
[08] Woodworks
[09] Islanders
[10] Running

Flesh (2002)

Tracklist:

[01] And Still It Bleeds
[02] Already Dead
[03] Pictures Of You
[04] Flesh
[05] Missing From The Chain
[06] The River
[07] Half As Bad
[08] Back In Sight

mercoledì 4 maggio 2011

Gamma Ray - "Skeletons & Majesties"

Titolo: Skeletons & Majesties
Autore: Gamma Ray
Genere: Power Metal
Anno: 2011
Etichetta: earMusic
Voto: 5,5
Sito internet: www.gammaray.org


Interessante operazione commerciale questo “Sekeletons And Majesties” dei Gamma Ray. A botta fresca, il ripescaggio/riarrangiamento di vecchi brani appartenenti al passato più lontano potrebbe apparire un patetico tentativo di sopperire alla calo di creatività che la band sta vivendo da qualche anno a questa parte. Poi però ci si accorge subito che la scelta non è del tutto sbagliata. Anzi, era ora che Kai Hansen si decidesse a suonare nuovamente le belle canzoni di un tempo, quelle dei primi tre album tanto per intenderci.
Con gli ultimi lavori i Gamma Ray non hanno fatto altro che ripetersi e scopiazzare, sfornando album mediocri con canzoni degne di sigle dei cartoni animati (l’esempio più lampante è l’ultimo “To The Metal”, disco ridicolo a partire proprio dal titolo). Pertanto ben venga la riproposizione delle vecchie glorie!
Ce ne sono tanti, ma questo mini cd offre solamente “Hold Your Ground” (tratta da “Heading For Tomorrow”) e “Brothers” (da “Insanity And Genius”), riarrangiate egregiamente anche se a mio avviso le versioni originali, con Ralf Scheepers alla voce, sono nettamente migliori.
Discrete anche le versioni acustiche di “Send Me A Sign” e “Rebellion In Dreamland”.
Unica nota di demerito è la voce di Kai Hansen, che peggiora anno dopo anno e per niente adatta alle versione acustiche incentrate sulle tonalità basse.
Attendo con ansia l’uscita ufficiale di questo pseudo best of.

Tracklist:

Skeletons
01. Hold Your Ground
02. Brothers

Majesties

03. Send Me A Sign
04. Rebellion In Dreamland

Bonus Tracks:

05. Wannabees

Lineup

Kai Hansen - Voce, Chitarra
Henjo Richter - Chitarra, Tastiere
Dirk Schlächter - Basso
Dan Zimmermann - Batteria