martedì 13 dicembre 2011

Grave Digger - "Heart Of Darkness"

Titolo: "Heart Of Darkness"
Autore: Grave Digger
Genere: Power Metal
Anno: 1995
Etichetta: BMG Records
Voto: 8
Sito internet: www.grave-digger-clan.com


La rinascita del power metal nella prima metà degli anni Novanta è sicuramente merito anche dei Grave Digger, che nel 1995 danno alle stampe quello che a mio avviso è il disco più bello della loro carriera: “Heart Of Darkness”.
Anche se spetterà a “Tunes Of War” (pubblicato l’anno successivo) il compito di consacrare la band nell’olimpo del metal, “Heart Of Darkness” rimane l'episodio musicalmente più riuscito.
Costituito prevalentemente da mid tempo potenti e rocciosi, il disco si rivela un vero e proprio macigno, con pezzi dal tiro formidabile in grado di scatenare headbangings forsennati.
Ma veniamo subito al sodo.
Dopo l’intro di rito il disco esplode subito in faccia con la veloce “Shadowmaker”, potente e tagliente. Segue “The Grave Dancer”, un brano semplice quanto potente che dal vivo diventa ancor più devastante, cantato a squarciagola dal pubblico che salta impazzito.
La successiva “Demon’s Day” è una bomba atomica, iniziando con un arpeggio tranquillo a cui segue una terrificante esplosione della chitarra accompagnata da un urlo infernale di Chris Boldentahl. Da brivido! Il pezzo è pesantissimo, forse un po’ troppo ripetitivo ma comunque bellissimo. Tra i restanti brani vale la pena ricordare la bellissima title track (credo mai proposta dal vivo, purtroppo), dove potenza, melodia e atmosfere epiche si fondono magicamente in un pezzo di quasi dodici minuti di durata.
Verso la fine gli episodi degni di nota sono la priestiana “Cirlce Of Witches” (ormai un classico) e l’oscura "Black Death". In realtà tutto il è permeato da un’oscurità che lo rende originale e non commerciale. Dal successivo “Tunes Of War” invece la componente “malefica” verrà sempre meno, e i nostri ci abitueranno a melodie più semplici e accattivanti (incantesimo spezzato temporaneamente nel 2001 con la pubblicazione dell’ottimo “The Grave Digger”, che riprenderà lo spirito, l’atmosfera oscura e la potenza di “Heart Of Darkness”).
Inutile sottolineare che i Grave Digger non hanno mai brillato per originalità o capacità tecnica, anzi, volendo essere obiettivi (e un po’ cattivelli), devo ammettere che tutti i chitarristi che hanno militato nella band (Manni Schmidt compreso) sono davvero scarsi, specialmente lo storico Uwe Lulis, autore di assoli davvero pessimi.
D’altra parte però i Digger colpiscono per la coerenza e la passione che mettono in quello che fanno, e soprattutto per le devastanti esibizioni live, dove danno sempre il massimo.
Per ultimo, non per importanza, i Digger hanno successo perché capitanati da un leader carismatico come Chri Boldenthal, una voce potente del metal (una vera voce metal!) e una forza della natura dal vivo.
Bravi, bravi, e ancora bravi!

Tracklist:

1. Tears Of Madness
2. Shadowmaker
3. The Grave Dancer
4. Demon's Day
5. Warchild
6. Heart Of Darkness
7. Hate
8. Circle Of Witches
9. Black Death

Line-up

Chris Boltendahl - Vocals
Uwe Lulis - Guitar
Frank Ullrich - Drums
Tomi Göttlich - Bass

Altre recensioni dei Grave Digger:

"The Clans Will Rise Again" (2011)
"Ballads Of A Hangman" (2009)

lunedì 5 dicembre 2011

Alice Cooper - "Welcome 2 My Nightmare"






Titolo: "Welcome 2 My Nightmare"
Autore: Alice Cooper
Genere: Rock
Anno: 2011
Etichetta: Bigger Picture
Voto: 7
Sito internet: www.alicecooper.com


Alice Cooper è uno tra i pochi artisti che meglio è riuscito a sopravvivere ai trend che l’ambiente musicale ciclicamente impone. Attivo dalla metà degli anni Sessanta, ha vissuto in pieno l’esplosione del rock e l’invasione del metal, si è distinto nel periodo glam con album miliardari come “Trash” e “Hey Stoopid”, ha schivato il grunge con il bellissimo “The Last Temptation” e infine ha superato incolume il periodo del new metal irrobustendo il sound in ottimi dischi come “Brutal Planet” e “Dragontown”.
Gli ultimi lavori sono stilisticamente contrassegnati da un ritorno al rock delle origini, e sulle stesse coordinate si muove il nuovissimo “Welcome 2 My Nightmare”, seguito del concept “Welcome To My Nightmare” del 1976, capolavoro assoluto di Alice Cooper.
Se la prima domanda che vi viene in mente è “ma questo disco regge il paragone con il predecessore?”, la risposta è no. Non c’è niente da fare: è impossibile dopo anni (in questo caso parliamo di 35 anni) riuscire a ricreare un’atmosfera, uno stato d’animo o un’alchimia tra persone unite si musicalmente, ma profondamente cambiate a livello personale.
L’Alice Cooper del 2011 è una persona equilibrata che ormai ha chiuso con l’alcol e gli eccessi, ne consegue che nel nuovo disco poco si avverte di quell’atmosfera inquietante e claustrofobica che permeava brani oscuri come “Welcome To My Nightmare” o “Black Widow”; o della follia di pezzi disperati come “Years Ago” e “Steven”.
Solo superando lo scoglio del “paragone” si riesce ad apprezzare il disco per quello che veramente è: un concentrato di sano rock’n’roll molto debitore ai Rolling Stones dei tempi d’oro.
Il disco si apre con un lento, “I Am Made Of You”, che riprende il tema di “Steven”, rappresentando, di fatto, il brano migliore (non a caso alla chitarra c’è il virtuoso Tommy Denander). Poi però si parte in tromba con pezzi semplici ma energici come “Caffeine”, “I’ll Bite Your Face Off” (primo singolo/video estratto), “Runaway Train”, “The Congregation” e la divertente “Ghousl Gone Wild”.
Nel viaggio attraverso l’incubo ci si imbatte anche in brani insoliti e originali come “Last Man On Earth” (in stile charleston) e “Disco Bloodbath Boogie Fever” (un pezzo di disco music) che creano quell’effetto di teatralità che caratterizzava il primo capitolo.
Sul finale c’è spazio anche per una ballad, “Something To Remember By”, che come sempre non tradisce le aspettative dei fans ormai abituati ai lentoni di Alice.
La chiusura spetta invece a “The Underture”, brano strumentale e sorta di medley con i temi principali di “Welcome To My Nightmare 1 e 2”.
Da encomio come sempre la prestazione vocale di Alice, che non risente per niente del tempo. Più ordinaria invece la prestazione dei numerosi ospiti che hanno collaborato al disco, tra cui vale la pena citare Michael Bruce, Dennis Dunaway, Neil Smith e Steve Hunter, compagni di Alice agli inizi della carriera.
L’impressione generale è che forse si poteva fare di più, trattandosi del seguito di un disco molto importante per la carriera di Alice Cooper e la storia del rock in generale. D’altra parte cosa si può ancora chiedere a un’artista che in oltre 45 anni di carriera ha dato anima e corpo per la causa del rock’n’ roll?
Godiamoci il disco, togliamoci il cappello e ringraziamo ancora una volta lo zio Alice.

Tracklist:

1. I Am Made of You
2. Caffeine
3. The Nightmare Returns
4. A Runaway Train
5. Last Man on Earth
6. The Congregation
7. I'll Bite Your Face Off
8. Disco Bloodbath Boogie Fever
9. Ghouls Gone Wild
10. Something to Remember Me By
11. When Hell Comes Home
12. What Baby Wants (feat. Ke$ha)
13. I Gotta Get Outta Here
14. The Underture

Lineup

Alice Cooper - voce

Ospiti:

Ke$ha (Voce ospite su "What Baby Wants")
Rob Zombie (Cori su "The Congregation")
Kip Winger (Cori su "Ghouls Gone Wild" e "The Congregation")
Vicki Hampton (Cori)
Wendy Moten (Cori)
Steve Hunter (Chitarra su "Something to Remember Me By", "When Hell Comes Home" e "What Baby Wants")
Keith Nelson (Chitarre, cori su "Caffeine")
Pat Buchanan (Chitarre)
Michael Bruce (Chitarre, tastiere, cori su "A Runaway Train", "I'll Bite Your Face Off" e "When Hell Comes Home")
Tommy Denander (Chitarre su "I Am Made of You")
Vince Gill (Chitarra solista su "A Runaway Train" e "Gotta Get Outta Here")
Patterson Hood (Chitarra su "Gotta Get Outta Here")
Damon Johnson (Chitarra su "We Gotta Get Out of This Place")
Keri Kelli (Chitarra su "We Gotta Get Out of This Place")
John 5 (Chitarra su "Disco Bloodbath Boogie Fever")
Dick Wagner (Co-songwriter e chitarra solista su "The Underture")
Chuck Garric (Basso)
Dennis Dunaway (Basso, cori su "A Runaway Train", "I'll Bite Your Face Off" e "When Hell Comes Home")
Jimmie Lee Sloas (Basso)
Piggy D (Co-songwriter e basso su "Last Man on Earth")
Neal Smith (Batteria, percussioni, cori su "A Runaway Train", "I'll Bite Your Face Off" e "When Hell Comes Home")
Scott Williamson (Batteria)
Jimmy DeGrasso (Batteria su "We Gotta Get Out of This Place")
David Spreng (Co-songwriter e batteria su "Last Man On Earth")
Desmond Child (Co-songwriter)
Jeremy Rubolino (Co-songwriter)